Protezione Civile
La mia storia
"Ad unum pro civibus vigilantes"
C’era questo, insieme a “Ministero dell’Interno”, sul mio primo tesserino a 18 anni. Ne andavo molto fiero ai tempi: non mi piaceva giocare a calcio, men che meno guardarlo e la domenica spesso ero sotto lo stadio ma fuori a bordo di una campagnola o di un’ambulanza a passare la domenica libera a fare il volontario..
Mi ero posto una domanda il giorno in cui il padre di un amico rimase fulminato mentre faceva dei lavori in una cantina: cosa avrei potuto fare se fossi stato nei panni di quel ragazzo in quella situazione? Questo fatto unito alla mia frequentazione di mezzi di soccorso quasi sempre sdraiato e dopo aver picchiato il sedere mi portarono a fare il primo corso da soccorritore. Corso tra l’altro organizzato dal liceo che frequentavo, un corso ASI, la curiosità e la voglia di dedicare del tempo libero a qualcosa di più produttivo dallo scendere una collina in bicicletta senza freni mi portarono presto ad occupare un posto diverso in ambulanza. Prima il centralino, dopo aver fatto un vero corso intensivo, poi piano piano al terzo uomo, al volante quando si potevano utilizzare mezzi “civili”, in prima linea ad Alessandria pochi giorni dopo l'esondazione del tanaro e via via dentro una serie infinita di interventi e di studio.
Ho avuto la fortuna di potermi specializzare in varie altre forme di intervento al di là del primo soccorso emergenziale: il brevetto di specializzazione in ricerca e soccorso subacqueo mi ha permesso di unire uno sport che amo alla studio e alla certificazione di una nuova competenza che, come molte altre che ho accumulato, potrebbero non servire mai operativamente ma sai di essere in grado di affrontarle. E in particolare la Protezione Civile, un'organizzazione profondamente diversa e molto meno organizzata della eccellente e ammirevole struttura attuale, mi ha permesso di crescere tantissimo in quegli anni facendo esperienze e imparando cose che i miei compagni di classe e coetanei non prendevano nemmeno in considerazione. Perché, per citare un esempio, hai una prospettiva diversa quando soccorsi qualcuno dopo un grave incidente e passi due ore in un abitacolo deformato tenendolo sveglio e bloccandogli gli arti per poterlo estrarre. Capisci che se qualcuno ti insegna a guidare ad alta velocità e in sicurezza potrai farlo, quando serve.
A trent’anni un incidente stradale in un periodo lavorativo buio e stressante mi riportò di nuovo nel posto peggiore dell'ambulanza e un danno che sembrava irreparabile alla mano sinistra mi convinse che era il momento di cambiare tutto: mi licenziai, cercai per oltre un anno uno specialista finché ne trovai uno che diagnosticò in pochi secondi un rottura di due punti su tre del legamento triangolare del polso e me lo ricostruì. E abbandonai la mia seconda attività, così posso definirla, che era andata ben oltre il primo soccorso e che mi aveva permesso di entrare in contatto con le forze dell’ordine permettendomi di mettere a frutto le mie competenze informatiche oltre che quelle operative. Il nostro nucleo era quello che nelle manifestazioni, ad esempio, era incaricato del soccorso esclusivamente dal personale di PS: eravamo sempre nel centro degli scontri e quando partiva un'ambulanza con un operatore ferito doveva esserci sempre uno di noi bordo.
Lasciai tutto, ai tempi ero socio dell'associazione nazionale carabinieri di San Donato, operativo come volontario in Milano Soccorso e con loro in Protezione Civile con la CVS di piazzale Nigra. E da lì sono passati anni di lavoro e impegni che mi hanno talmente assorbito che non ho più avuto nemmeno il tempo di fare un’immersione. Qualcosa è cambiato poi, tanti anni dopo, finché nel 2019 mi sono reso conto che mi mancava qualcosa: la possibilità di mettermi in gioco e di mettere le mie competenze a disposizione della comunità. Da lì in fretta si arrivò al Covid e alla necessità di operare, sempre più frequentemente, a partire dai centri per la preparazione dei pacchi famiglia per il Comune di Milano ai tantissimi venerdì passati in supporto all’esercito al centro vaccinale dell’ospedale militare.
Siamo tutti protezione civile: dovrebbero insegnare a scuola cos'è il primo soccorso e quali sono le regole e le procedure da seguire durante uno stato di emergenza. Dovrebbero tutti operare al fine di aiutare la popolazione in difficoltà, essere abituati a reagire, intervenire e dedicare parte del nostro tempo libero agli altri senza nulla in cambio.
Certificazioni:
Operatore volontario certificato
Specializzazioni
Brevetti professionali
Oltre al soccorso:
Le mie passioni
Amo tutti gli sport legati al mare, alla montagna e al volo. Scio da quando sono piccolo, non so andare in snowboard e me la cavo il giusto con gli sci da fondo che non amo particolarmente, Ho 5 specializzazioni legate al mio brevetto Advanced Open Water, la prima ovviamente stress & rescue.
A quelle si uniscono visibilità limitata, immersione profonda e orientamento. Istruttore di snorkeling e di tiro con l'arco olimpico ogni tanto volo (non con il paracadute) provando tutto ciò che ha ali o eliche come l'autogiro o il volo a vela in aliante. Amo nuotare, qui a fianco sto testando una piscina dotata di corrente artificiale per allenarsi.
Vado in barca a vela, ho fatto il corso di perfezionamento per derive nel lontano 93, o ogni tanto sparo: qui sotto facendo Triathlon, faccio ancora 4 su 5 contro bersaglio 4 cm a 50 metri. Il mio ambiente ideale è 50 metri sotto il livello delle acque, anche se so che dedico troppo poco tempo a rilassarmi sott'acqua.
Storie di protezione civile
Gli scenari operativi che ho vissuto di persona